Libri

La “PUGLIA IN FESTA” nel bel libro fotografico
di TITO M. ALTOMARE
Me ne aveva parlato con il coinvolgente entusiasmo che ci mette sempre quando si infila nel varco aperto dagli eventi di un certo rilievo, Tito Manlio Altomare. Ho avuto il privilegio di conoscerlo a Milano durante l’iniziativa organizzata lo scorso anno dall’Associazione Regionale Pugliesi a favore degli italiani, per lo più pugliesi, di Crimea deportati da Stalin nel 1942 e tuttora senza riconoscimenti, durante la quale aveva proiettato il suo toccante documentario “La Puglia oltre il Mediterraneo”, in questo caso verso il Mar Nero. L’iniziativa si è poi ripetuta al Palazzo della Cultura di Poggiardo, in Salento. Tito portava con sé due libri, donati a me e all’animatore dell’Associazione Libera, Giuseppe Colafati, che poi sarebbe diventato sindaco del paese. Il libro era questo. Ne abbiamo poi riparlato durante la sosta di qualche mese fa a Milano, mentre era in procinto di raggiungere Kerè, in Crimea, laddove abitano i nostri connazionali sopravvissuti alla deportazione e i loro discendenti. In quella occasione riparlammo del libro, delle sue illustrazioni, del suo valore culturale e antropologico, ma – si rammaricava Tito – anche della importanza economica della “industria delle feste” in Puglia, ora in evidente crisi, che coinvolge dai 7 ai 10 milioni di persone e un impegno di 700 mila giornate lavorative. Dati di una certa importanza, soprattutto in una regione di emigrazioni come la Puglia. Tito M. Altomare non è nuovo adapprofondimenti e ad avventure di questo genere. Si è sempre speso, nel corso della sua lunga carriera di giornalista Rai, nel documentare i fatti spesso tragici che hanno colpito le comunità, dalle guerre, ai terremoti, ai grandi disastri ecologici con le conseguenze nefaste che si possono immaginare. Ed ha avuto anche prestigiosi riconoscimenti per questa su attività di giornalista umanitario”, per così dire.Il suo piglio giornalistico è evidente anche nell’impostazione di questo bel libro “Puglia in Festa”, di fattura pregevole, corredato di centinaia di fotografie attuali e d’archivio che ritraggono le tante feste, le luminarie favolose, le cassarmoniche splendenti di luci e di colori, i fuochi d’artificio che solcano i cieli e sfidano le stelle, le bande musicali nate e cresciute con la passione per la musica, composte per lo più dai tanti figli del popolo estasiasi dalla magia delle note, le mille storie dei tanti personaggi che si sono distinti, anche in campo internazionale, e che si riassumono nei loro racconti, che Tito M. Altomare ha saputo riportare fedelmente, mettendo in evidenza il loro spirito d’intrapresa operoso e geniale, quello pugliese nel mondo, che ha saputo conquistare nelle varie attività, come nel campo della musica, vette di prestigio. Più che il tempo della chiesa e del mercante queste feste sono (erano) il tempo del popolo, dei tanti contadini, artigiani e lavoranti che partecipavano a manifestazioni religiose che servivano a ritemprare lo spirito, svolgendo allo stesso tempo una notevole funzione sociale. Colpiscono in questo libro proprio le storie di quegli uomini che con il loro apporto hanno trasformato questa devozione religiosa in arte e cultura, in “patrimonio storico della nostra cultura e che come tale va tutelato” – dice Francesco Nicassio, la guida della Federazione regionale dei Comitati feste patronali di Puglia. Dei tanti Pasquale Mariella di Adelfia, archivio vivente delle feste, dei vari maestri o direttori delle bande musicali diventati famosi, a partire da Pietro Mascagni, che mosse i primi passi nella musica da Cerignola, al “re del pentagramma” Nino Ippolito, musicista e compositore di Squinzano, ai Falcicchio di Alessano, a Gioacchino Ligonzo da Bari e a Leonardo Falcone da Roseto Valfortore, un paesino sperduto nel subappennino dauno, che giunse a ricoprire l’incarico di docente di musica presso l’Università del Michigan. Le storie si intersecano con i riti e con lo splendore delle feste: per es. quella patronale di Santa Domenica Vergine e Martire a Scorrano, un’apoteosi di luce. Accanto alle feste i vari maestri nelle luminarie, dalla famiglia “illuminata” di Giovanni Faniuolo da Putignano, data di fondazione della ditta 1875, ai merletti di ebanista realizzati da Cesario De Cagna di Scorrano, maestro nel costruire e montare le cosiddette “architetture effimere”, alle scenografie barocche del barese Giuseppe Paulicelli, che vive a Capurso, fornitore speciale del leader libico Gheddafi, di cui conserva rispettosamente i ritratti. Tante vite sono state spese nella preparazione dei fuochi d’artificio per destare meraviglia e sbigottimento nei popolani, che rimanevano estasiasi, a bocca aperta, nel fissare gli spettacoli pirotecnici offerti da Antonio Lorusso, di 89 anni, lo “sparafuoco”, il decano dei fuochisti pugliesi, mentre esplodevano bombe, razzi, mortaretti, controbombe, batterie, ecc. Guai a trovarsi nel mezzo delle “bombe incazzate”, esplose a ritmo incalzante, o delle corse scoppiettanti di San Severo, che prevedevano degli spari a raso, ad altezza d’uomo, oppure durante “lu sparu de la brutta bestia”, una batteria indiavolata a Squinzano. I numerosi riti sono puntualmente richiamati dall’autore con le indicazioni dei luoghi, delle date e dei santi o delle madonne venerate, nelle tante processioni a mare, vista la lunghezza delle coste pugliesi, nei riti della settimana santa con gli incappucciati di Taranto e di Mottola, e nelle “focare”, grandi mucchi di legna che raggiungono altezze inverosimili e che vengono bruciati nei centri dei paesi (quella di Novoli è fenomenale tra tutte) alla vigilia della festa di Sant’Antonio Abate per rischiarare le tenebre invernali. A completamento le bande musicali, quelle di Francavilla Fontana, di Conversano e di Squinzano che hanno conquistato per decenni le orecchie attente dei popolani amanti dell’operistica, contribuendo a dispensare cultura “in un’epoca in cui non c’erano teatri e i mezzi di informazione di massa erano limitati alla radio e a qualche incisione di dischi gracchianti”. Questo patrimonio è ora visibilmente in crisi e rischia di scomparire anche dalla memoria. Ecco perché il bel libro di Tito M. Altomare ha il grande valore, tra l’altro, di recuperarlo e di riproporlo perché, seppure in forme diverse, abbia una sua continuità e un suo possibile sviluppo. “Puglia in Festa” di Tito M. Altomare, pagg. 239, Maria Adda Editore, Bari 2011, € 50,00
 L’Olocausto sconosciuto: gli italiani di Crimea
di Giulia Giacchetti Boico e Giulio Vignoli 
Dal 1830 alla fine del secolo XIX un flusso migratorio italiano, composto soprattutto di Pugliesi, interessò la Crimea allora appartenente alla Russia zarista. Con l’avvento del comunismo il destino di questa comunità, alcune migliaia di persone, divenne problematico per poi precipitare verso un tragico epilogo. In particolare il libro rievoca la drammatica vicenda, per lo più ignota e comunque sempre ignorata da chi avrebbe dovuto e dovrebbe occuparsene, di questi italiani, di questa vera e propria minoranza nazionale della Crimea, dalle persecuzioni nel periodo stalinista alla deportazione nel 1942 in Kazachistan, alla fame, agli stenti, alla morte, di molti nelle steppe dell’Asia, per giungere fino ai nostri giorni. La pubblicazione, arricchita da importantissimi ed inediti documenti e testimonianze, vuole pubblicizzare i terribili eventi patiti dagli Italiani (uomini, donne, vecchi e bambini) e sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica dell’Ucraina e dell’Italia alle difficili condizioni in cui tuttora vivono i sopravvissuti in Crimea e la diaspora negli Stati della ex Unione Sovietica. Ad essi deve essere resa giustizia.
GIULIA GIACCHETTI BOICO, nipote di deportati, da anni raccoglie materiale sulla deportazione degli Italiani di Crimea. E’ la memoria storica della Comunità degli Italiani di Kerč (Crimea, Ucraina). Può essere definita tout court il “genius loci”.  GIULIO VIGNOLI professore di Diritto Internazionale nell’Università di Genova (Italia). Da tempo si occupa delle minoranze italiane che vivono nell’Europa Orientale e della loro tutela.
 
Puglia oltre il mediterraneo
un documentario di T.M. Altomare 
E’ il racconto di  una terra del tutto sconosciuta, l’ emigrazione particolare di 3.000 pugliesi stabilitisi in Crimea durante il 1800 . Una storia tragica, raccontata da chi ancora vive oltre il Mediterraneo ma  ancora legato alla propria terra di origine: La Puglia. Ma anche un esempio per oggi di grande capacità imprenditoriale di rapporti economici, sociali e internazionali.  durata: 68’ realizzazione VIDEOREPORTER FOGGIA edizione Agosto 2008 
TITO MANLIO ALTOMARE attualmente opera come “free lance”. Ha prodotto e realizzato documentari di natura sociale, culturale ed ambientale. In particolare, due hanno riguardato altrettante emigrazioni italiane all’estero nell’ottocento (poco conosciute ma importanti per i risvolti economici e culturali, ancora presenti): una comunità di scalpellini sul delta del Danubio e una comunità pugliese in Crimea. Prodotti rispettivamente nel 2006 e nel 2008. Ha lavorato, per 40 anni, in Rai come giornalista televisivo con la qualifica di inviato speciale dal 1980 al 2007. Il sociale, l’ambiente, la medicina e l’agricoltura sono stati i temi a cui ha dedicato la maggiore attenzione della sua attività professionale.