Sui luoghi comuni nel mito e nella letteratura a proposito dell’infanticidio da parte delle madri

Alexandre_Cabanel_-_Phèdredi Paolo Rausa
Di Christa Woolf ho apprezzato molto Cassandra, la delicatezza del sentimento, quell’amore che filtra attraverso lo sguardo, non dichiarato ma vissuto. Mi ricorda un altro personaggio femminile, Idrusa, del romanzo di Maria Corti ‘L’ora di tutti’ sull’assedio e la presa di Otranto. Innamorata, ricambiata, di Zurlo, capitano della guarnigione spagnola, ma sentimento non praticato perché il corpo del marito naufragato non è stato ancora ritrovato e lei non può dirsi vedova e quindi non può unirsi con il suo amore, se non attraverso lo sguardo voglioso. I personaggi femminili del mito e della letteratura sono molto caratterizzati, sono potenti. Pensiamo ad Antigone, che disobbedisce alla legge degli uomini per affermare la legge non scritta ma sempre presente dentro di noi, quella del legame di sangue. Non mi meraviglio che siano state oltremodo caricate queste donne. Penso alla Fedra di Euripide. Credo che la donna abbia questo legame forte con la natura e la terra, come madre. Si comprende la potenza della passione femminile in questo modo. Ci dicono che Euripide era misogino e che morì sbranato dalle cagne. Ha dipinto però l’animo femminile in tutti i suoi aspetti crudi, selvaggi e passionali. Cosa succede veramente nell’animo umano? Stando ai fatti di questi ultimi anni sembra che l’azione distruttiva si sia rovesciata, ora è la violenza dell’uomo che si abbatte sulla ex compagna ‘rea’ di aver lasciato il coniuge e anche spesso sui figli. Il mito ci aiuta in alcuni casi ma dobbiamo cercare di comprendere la realtà e intervenire per prevenire più che per giudicare!

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