Al Benini di Melegnano gli studenti ricordano il giorno della memoria con la lettura del libro di Ugo Samaja medico ebreo triestino giunto nel 1941 al Predabissi
di Paolo Rausa
27 gennaio 1945-27 gennaio 2015: giornata della memoria al Benini di Melegnano. Per non dimenticare! ‘La vita è uno scherzo che Dio ha fatto agli uomini’ riporta una frase di Jonesco il medico ebreo triestino Ugo Samaja, espulso nel 1938 in seguito alle leggi razziali dall’Ospedale di Trieste, e per uno strano scherzo del destino – come egli l’avrebbe definito – giunto all’ospedale Predabissi di Melegnano nel febbraio 1941. Ugo Samaja ci ha lasciato le sue memorie dalla nascita, nel 1914, alla fine della guerra, il 25 aprile 1945, quando discese con Lucilla le montagne della Valseriana, nel bergamasco, in cui si era rifugiato due anni per sfuggire alla deportazione. ‘L’autopsia di una vita’ è il titolo della sua biografia. Pagine di questi ricordi hanno letto gli studenti del V anno del Benini in due riprese, i tecnici e i liceali. Emozione e umanità: queste le cifre degli avvenimenti scanditi dagli studenti lettera per lettera, che trasudano commozione e solidarietà, compartecipazione ad una esistenza che Ugo Samaja ha trascorso in tutta l’Italia settentrionale, reo solo di essere stato ebreo, fortunato peraltro come ci dice a più riprese nello scandire gli avvenimenti drammatici per aver incontrato Lucilla, la persona giusta al momento giusto nel luogo giusto, e per aver vissuto momenti di grande umanità in tutti gli incontri che la sorte gli ha parato davanti. A Milano, qui a Melegnano, descritta nei particolari professionali immerso nella attività di medico proprio nei locali e nelle corsie che ora servono da aule e da uffici, nei rapporti sociali esterni sempre improntati a rispetto e impregnati del sentimento di solidarietà ricevuto da una città che ha offerto il meglio di sé e da una direzione sanitaria che non ha mai frapposto ostacoli alla sua condizione di ebreo. Scappò da qui nel marzo del 1942, quando l’Ufficiale sanitario lo avrebbe costretto a firmare per richiedere il suo titolo di studio su cui si sarebbe potuto leggere il titolo ‘infamante’ di ebreo. Le letture si accompagnano alle immagini di Ugo Samaja giovane, poi universitario poi medico proprio qui, con immagini di quel tempo della città di Melegnano dove giunse da Milano sul tram in via Roma. Gli studenti seguono attenti i loro compagni che si sforzano nel leggere di compenetrare la sua condizione di medico perseguitato, ma ironico e sempre ben disposto verso la vita. Non poteva che suscitare emozione. Il sindaco Vito Bellomo e l’Assessore alla Cultura Raffaela Caputo, presenti agli incontri, avevano coinvolto l’Istituto, ex Ospedale Predabissi, su proposta della rete Civica di San Donato Milanese (Recsando). Il Preside Marco De Giorgi sa e trasmette questo senso della storia minuta che si intreccia con i grandi avvenimenti e l’insegnante Elena Colombo gioca la carta del ruolo di conoscenza che svolge la scuola nella valorizzazione delle differenze. Alla fine il figlio, Michele Samaja, può ritenersi soddisfatto di aver adempiuto ad un espresso desiderio del padre, di trasmettere le sue tormentate e drammatiche esperienze umane per non dimenticare, perché non accada più che uomini e donne siano discriminati e sottoposti al genocidio, alla eliminazione fisica perché diversi. Una lezione di ieri, una lezione per il futuro. Gli studenti hanno dimostrato di aver capito!